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Infortuni sul lavoro e differenze di genere: perché le donne si infortunano diversamente?


Gli infortuni sul lavoro non colpiscono tutti allo stesso modo. Esistono differenze di genere che influiscono significativamente sul modo in cui uomini e donne si infortunano sul posto di lavoro, spesso legate a fattori fisici, sociali e organizzativi. Tuttavia, queste differenze sono ancora poco considerate nella progettazione dei luoghi di lavoro e nelle politiche di sicurezza, con conseguenze che possono risultare gravi per le lavoratrici.

Uno degli aspetti principali che determina queste differenze è di natura fisica. Le donne, generalmente, hanno una struttura corporea diversa rispetto agli uomini: la loro massa muscolare è spesso inferiore, la distribuzione del peso è differente e queste caratteristiche possono influenzare la vulnerabilità a certi tipi di infortuni. Lesioni da sovraccarico, distorsioni e strappi muscolari sono più frequenti nelle donne proprio a causa di queste differenze. Nonostante ciò, molti dispositivi di protezione individuale (DPI) vengono progettati seguendo modelli maschili, ignorando le esigenze femminili. Un esempio lampante è rappresentato dai caschi di sicurezza o dalle scarpe antinfortunistiche che, se non adattati correttamente alla morfologia femminile, possono ridurre l’efficacia della protezione. La conseguenza è che le donne, pur utilizzando gli stessi DPI degli uomini, potrebbero essere meno protette in caso di incidenti.

Oltre alle differenze fisiche, anche il settore lavorativo in cui operano uomini e donne influisce sugli infortuni. Gli uomini sono spesso occupati in settori ad alto rischio come l'edilizia, l’industria manifatturiera o i trasporti, dove gli incidenti sono legati a cadute dall'alto, lesioni causate da macchinari pesanti o schiacciamenti. Non a caso, i dati mostrano che i tassi di mortalità sul lavoro sono generalmente più elevati tra gli uomini. Le donne, invece, sono maggiormente impiegate in settori come l’assistenza sanitaria, l’istruzione e i servizi. In questi ambienti, i rischi sono differenti ma non meno pericolosi: le lavoratrici nel settore sanitario, ad esempio, affrontano costantemente rischi ergonomici come il sollevamento di pazienti, che possono causare lesioni muscoloscheletriche. Inoltre, sono esposte a sostanze chimiche e agenti patogeni, come emerso con forza durante la pandemia da COVID-19. Questa esposizione aumenta il rischio di infezioni o malattie professionali, aggiungendo un ulteriore strato di complessità alla gestione della sicurezza per le lavoratrici.

Non va sottovalutato anche l’aspetto culturale. Si è osservato che le donne tendono a sentirsi meno a proprio agio nel segnalare situazioni di rischio o condizioni di lavoro non sicure, specialmente in ambienti lavorativi dominati da una cultura prevalentemente maschile. Questo può dipendere da vari fattori, tra cui la paura di essere considerate meno competenti o di subire ripercussioni. Di conseguenza, alcune problematiche legate alla sicurezza sul lavoro delle donne possono passare inosservate o non essere affrontate con la necessaria urgenza. Inoltre, molte donne gestiscono contemporaneamente il lavoro e il carico di cura domestico, con un impatto significativo sui livelli di affaticamento e stress. Questa doppia responsabilità può aumentare il rischio di incidenti, poiché lavorare in condizioni di stanchezza aumenta la possibilità di errori e infortuni.

Un altro aspetto rilevante riguarda la maternità. Le lavoratrici incinte sono particolarmente vulnerabili a determinati rischi sul lavoro. Sollevare pesi eccessivi, l’esposizione a sostanze chimiche nocive o l’esecuzione di compiti fisicamente impegnativi possono compromettere la salute della madre e del bambino. Sebbene esistano leggi che tutelano le lavoratrici incinte, non sempre queste vengono applicate correttamente. Molte donne continuano a lavorare in condizioni potenzialmente pericolose durante la gravidanza, sia per mancanza di consapevolezza che per paura di ripercussioni sul piano lavorativo. Inoltre, il rientro al lavoro dopo il congedo di maternità rappresenta un altro momento critico: dopo una pausa prolungata, molte lavoratrici devono riadattarsi ai ritmi e alle richieste del lavoro, il che può aumentare il rischio di infortuni, soprattutto se non vengono predisposti adeguati percorsi di reinserimento graduale.

Per ridurre queste disuguaglianze e migliorare la sicurezza sul lavoro per le donne, è necessario adottare misure concrete. Le aziende dovrebbero sviluppare DPI che si adattino meglio al corpo femminile, garantendo che tutte le lavoratrici siano protette adeguatamente. Allo stesso tempo, è fondamentale promuovere una cultura della sicurezza che sia sensibile alle differenze di genere, incoraggiando le donne a segnalare eventuali problemi e partecipare attivamente ai programmi di formazione. Le politiche aziendali devono inoltre tenere conto delle esigenze specifiche delle lavoratrici in gravidanza, introducendo misure che riducano i rischi legati al loro stato e offrano flessibilità per gestire al meglio la salute. Un ulteriore passo avanti sarebbe quello di raccogliere e analizzare dati sugli infortuni disaggregati per genere. Questo permetterebbe alle aziende e alle istituzioni di comprendere meglio le problematiche specifiche delle lavoratrici e di adottare misure mirate per risolverle.

Le differenze di genere negli infortuni sul lavoro sono spesso trascurate, ma riconoscerle è essenziale per promuovere una maggiore sicurezza e uguaglianza nei luoghi di lavoro. Solo attraverso un'attenzione consapevole a questi aspetti sarà possibile creare ambienti lavorativi più sicuri e inclusivi, dove ogni lavoratore e lavoratrice possa operare senza rischi inutili. La sicurezza sul lavoro non può essere considerata come un concetto unico e universale, ma deve essere declinata in base alle esigenze specifiche di ogni persona, promuovendo così una reale parità.


Federico Francesco Angelo Lerza

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