Friends: quando i ruoli di genere diventano uno standard violento
- Elisa Verra
- 15 feb 2024
- Tempo di lettura: 5 min

Per il mio articolo dell'edizione di febbraio voglio provare a toccare una serie di argomenti che mi stanno particolarmente a cuore a partire dall'intervista a Sarah Geymet. Anche questa volta partirò da un prodotto televisivo, in questo caso dall'episodio The One with the Male Nanny (in italiano La tata maschio) di una delle serie tv più apprezzate della storia e sì, sto parlando di Friends.
Non penso che questa celebre serie televisiva abbia bisogno di particolari presentazioni ma credo sia utile inquadrarla rapidamente. Si tratta di una sitcom statunitense creata da David Crane e Marta Kauffman, in collaborazione con Warner Bros, trasmessa su NBC dal 1994 al 2004 e che ha conquistato il cuore del pubblico con le vicende di sei amici di Manhattan: Rachel, Monica, Phoebe, Ross, Chandler e Joey. Molto amata dal pubblico occidentale, è diventata una delle serie televisive più popolari, tanto da ricevere parecchi riconoscimenti cinematografici.
Nonostante il suo successo, l'arrivo di Friends sul catalogo Netflix ha portato a una serie di critiche, soprattutto da parte degli spettatori più giovani, target dominante della piattaforma di streaming, che hanno tacciato la serie di omofobia, transfobia, sessismo e fat shaming. Pur con la consapevolezza che il prodotto sia figlio del suo tempo, è interessante andare a osservare come mai, in particolare l’episodio The One with the Male Nanny, risulti problematico per il pubblico odierno, dal momento che oggi siamo sempre più portati a esulare dalla concezione stereotipica dei ruoli di genere andando invece ad abbracciare una realtà più sfumata.
In questo articolo voglio mettere l’episodio The One with the Male Nanny al centro della riflessione sui ruoli di genere e sulla percezione che il pubblico moderno ha rispetto agli stereotipi tradizionali, dove per genere o gender si intende l’insieme delle aspettative sociali legate al sesso biologico dell’individuo. Partiamo dal presupposto che il linguaggio e la rappresentazione mediatica influenzano il nostro modo di percepire la realtà. I media non sono semplici riflessi della società, ma partecipano attivamente alla costruzione di significati e modelli culturali e ogni scelta attuata all’interno di un prodotto popolare, come una serie televisiva, avrà un impatto sulla percezione dello spettatore. Già a partire dal titolo dell'episodio (The One with the Male Nanny) notiamo che, al posto di “babysitter”, termie di fatto neutro, troviamo "nanny" che fa riferimento a una donna che si occupa dei bambini. Il termine è infatti stato correttamente tradotto in italiano con “tata” che non è declinabile al maschile e, se vogliamo, anche abbastanza obsoleto. Il titolo ossimorico mette in successione il termine “male” (maschio) con “nanny” (tata) e il tutto è evidentemente fatto per enfatizzare la stranezza di un uomo che svolge la professione di educatore. Questa scelta linguistica, apparentemente innocente, è invece ricercata: sarebbe infatti bastato utilizzare il termine “babysitter per eliminare la violenza.
La trama dell’episodio si concentra su Ross e Rachel, alle prese con la ricerca della babysitter perfetta per la loro bambina. Dopo una serie di colloqui disastrosi fanno la conoscenza di Sandy, un educatore qualificato, ma il fatto che sia un uomo crea disagio in Ross a causa del modello di mascolinità stereotipato radicato nel neo papà, che associa la sensibilità a una mancanza di virilità. Tale sensibilità mette in discussione la visione tradizionale di Ross riguardo al maschio eterosessuale borghese, caratterizzato dalla forza e dal controllo delle emozioni. La serie, attraverso questa trama, solleva la questione dei modelli culturali che definiscono cosa significhi essere un "vero uomo" ma lo fa in maniera decisamente problematica.
L'episodio gioca con l'ambiguità del personaggio di Sandy allo scopo di deridere il babysitter. Tutto sin dal suo nome, che può essere utilizzato sia per maschi che per femmine, rimanda a questo scopo. Più volte, durante la puntata Ross si lascia andare ad insinuazioni sull'orientamento sessuale del babysitter dicendo che non è possibile che sia eterosessuale (come effettivamente è), deve essere omosessuale o quantomeno bisessuale.
Ross utilizza un linguaggio discriminatorio definendo Sandy "non un maschio vero" e usando il termine "Sandy-Poppins" per denigrare il suo mestiere. Questo atteggiamento riflette la difficoltà di Ross di comprendere la complessità della relazione tra sesso e genere che, malgrado le convenzioni sociali, non sempre si sovrappongono in maniera biunivoca.
È interessante notare come Joey, l’amico di Ross, adotti un approccio diverso. Inizialmente sorpreso dalla figura di Sandy, Joey impara presto a conoscerlo senza giudicarlo e supporta la sua assunzione insieme alle ragazze del gruppo. Per Joey risulta più facile accettare la mascolinità non canonica di Sandy, sintomo peraltro di fiducia in sé stesso, perché anche lui è sicuro di sé e della sua sessualità. Al contrario Chandler e Ross, sono spesso dipinti come personaggi che fanno fatica a relazionarsi con il sesso femminile, insicuri e costantemente alla ricerca di conferme. È quindi presumibile che, proprio per questo motivo, si sentano minacciati da Sandy che esce dai canoni stereotipici del genere maschile con la sicurezza che loro non hanno.
Alla fine della puntata Ross decide di licenziare il babysitter e, a quel punto, Sandy chiede spiegazioni. Ross gli dice che non è in grado di gestire l’eccessiva sensibilità dell’uomo a causa di traumi passati legati all’imposizione di attività sulla base dei ruoli di genere da parte della figura paterna. L’ultimo dialogo tra Ross e Sandy sembra andare a modificare la visione negativa nei confronti di chi non rientra nei canoni stereotipici del maschile e del femminile, facendo passare il messaggio che ciò che rende un maschio un “vero uomo” è il sesso biologico. Nonostante ciò, le continue battute nei confronti di Sandy, costruite in modo tale da essere percepite come divertenti da parte del pubblico, insieme al fatto che a farle sia Ross, protagonista della storia e personaggio molto amato dai fan della serie, vanno a diminuire drasticamente l’impatto del messaggio finale. Il tutto è ulteriormente minimizzato dal fatto che alla fine effettivamente Sandy perde il lavoro a causa del suo sesso e non per via di errori professionali, ma questo aspetto viene minimizzato inquanto sì cerca di indorare la pillola dichiarando che il babysitter ha numerose proposte di lavoro, in questo modo si ottiene un finale positivo per il personaggio di Ross.
La verità è che, nonostante la puntata tratti una serie di tematiche molto interessanti riguardo ai ruoli di genere, si va a minimizzare la violenza subita da Sandy, considerata ad oggi addirittura un reato (discriminazione di genere). Nell’episodio non si fa passare Ross come il personaggio negativo che è, ma come la vittima di un sistema patriarcale che gli sta stretto ma che, ciononostante, contribuisce ad alimentare con il suo comportamento ostile nei confronti di coloro i quali hanno il coraggio di non vivere secondo tali modelli. Possiamo dunque concludere che il discorso è in parte riuscito ma la tematica, presentata nella sua complessità, era troppo estesa per essere affrontata in 20 minuti di episodio. Affinché si riuscisse a fare un discorso esaustivo riguardo ai ruoli di genere, l’episodio si sarebbe dovuto costruire in maniera più semplice, attribuendo a Ross il ruolo di antagonista e non di protagonista. È facile rendersi conto che una simile struttura non avrebbe funzionato all’interno di Friends perché Ross è caratterizzato in maniera positiva fin dalla prima stagione della serie televisiva e, come tutti gli altri personaggi dello show, è molto amato dal pubblico che non avrebbe compreso e accettato un cambiamento di direzione tanto drastico e incoerente.
Elisa Verra
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