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The Handmaid’s Tale ci racconta di come il lavoro sia un potente strumento di emancipazione per le donne


Care lettrici e cari lettori di S.H.E. blog, sono felice di tornare, dopo una breve pausa, alla nostra rubrica dedicata alle donne nel cinema. Oggi vi parlerò di The Handmaid’s Tale, celebre serie televisiva tratta dall'omonimo romanzo di Margaret Atwood, pubblicato nel 1985 e noto in Italia come Il racconto dell’ancella. In occasione dell’ottava edizione del blog, ho scelto di analizzare quest’opera dal momento che offre una riflessione potente e attuale sulle questioni legate alla condizione femminile, al controllo del corpo e al ruolo fondamentale del lavoro nell'emancipazione e nell'indipendenza delle donne.

The Handmaid’s Tale ci trasporta in un futuro distopico, dove il regime totalitario di Gilead si instaura negli Stati Uniti, trasformandoli in una teocrazia patriarcale. La storia parte da un’interessante premessa: a seguito di una grave crisi ambientale e del calo della fertilità, un gruppo estremista religioso prende il potere degli USA con un colpo di Stato e, servendosi di una rigida interpretazione della Bibbia, instaura un sistema in cui le donne sono divise in precisi ruoli sociali: le Mogli, le Marta (domestiche) e le Ancelle. Queste ultime sono le poche donne ancora fertili presenti nella società americana e vengono usate esclusivamente per procreare. La protagonista, June Osborne, viene ridotta a "Difred" (ovvero di proprietà del comandante Fred), una delle Ancelle il cui unico scopo è quello di generare figli per le élite di Gilead.

Pur trattandosi di una distopia, The Handmaid’s Tale affronta temi di grande attualità come la lotta per i diritti delle donne, il controllo sul corpo femminile e la progressiva erosione delle libertà personali. È importante segnalare, tuttavia, che la serie non è adatta a un pubblico sensibile, poiché rappresenta con estrema crudezza violenze fisiche e psicologiche, abusi sessuali, torture e suicidi. Questa brutalità narrativa è intenzionale: attraverso immagini forti, la serie intende evidenziare gli effetti devastanti dell'oppressione e sensibilizzare sul rischio concreto di perdere i diritti acquisiti.

Uno dei temi centrali della serie è la totale esclusione delle donne dal mondo del lavoro. Prima dell'ascesa di Gilead, la protagonista June era una giornalista, una donna attiva professionalmente e pienamente autonoma. Il lavoro rappresentava non solo una fonte di reddito, ma anche un elemento cruciale della sua identità e libertà. Con l’instaurazione del regime, però, viene privata del diritto di lavorare, possedere denaro e prendere decisioni. Questa cancellazione della sua autonomia riflette quanto il lavoro sia un pilastro fondamentale per l'emancipazione femminile.

Nella realtà, il lavoro è sempre stato uno strumento chiave per le donne per ottenere indipendenza economica, affermarsi socialmente e partecipare al processo decisionale. L'accesso al mondo professionale consente alle donne di esercitare i propri diritti e rappresenta una via d’uscita dall'oppressione. The Handmaid’s Tale ci ricorda quanto fragile sia questa conquista, e quanto velocemente i diritti delle donne possano essere erosi se non difesi.

Gilead, con la sua oppressione delle donne, rappresenta una forma estrema di patriarcato che purtroppo, in forme meno radicali, esiste ancora in molte parti del mondo. In molti paesi, le donne affrontano barriere nell’accesso al lavoro, discriminazioni salariali e mancanza di tutele. Inoltre le lavoratrici ancora troppo spesso subiscono molestie, abusi o sono costrette a scegliere tra carriera e famiglia.

Il controllo del corpo femminile è uno dei temi centrali di The Handmaid’s Tale: a Gilead, le donne sono ridotte a strumenti di riproduzione, mentre il loro benessere fisico e psicologico viene completamente ignorato. Questa dinamica trova un riscontro anche nel mondo reale, dove spesso la salute e la sicurezza delle lavoratrici non sono adeguatamente tutelate, soprattutto in settori ad alto rischio o nel lavoro informale. Le misure di protezione sul lavoro, infatti, sono spesso progettate per il corpo maschile, trascurando le esigenze specifiche delle donne. Inoltre, le donne che svolgono lavori domestici o di cura, spesso in solitudine e senza tutele, rimangono invisibili e non protette, nonostante la loro attività sia essenziale per il funzionamento della società. Sempre per quanto riguarda il lavoro di cura, la rappresentazione delle donne in The Handmaid’s Tale evidenzia un problema attuale: nella nostra società il lavoro domestico e di assistenza è ancora visto come un dovere pressoché esclusivo delle donne, che spesso lo svolgono senza alcun riconoscimento né compenso. Questa situazione mette in luce come, nonostante il valore fondamentale di queste attività, le donne continuino a essere invisibili e sottovalutate nel loro contributo alla società.

In opposizione alla pesantezza degli argomenti trattati, la serie lancia un messaggio di speranza mettendo in scena, in diversi momenti della narrazione, esempi di solidarietà femminile: malgrado le divisioni imposte dal regime di Gilead, le donne riescono a trovare modalità di resistenza e collaborazione, mantenendo viva la speranza di un futuro migliore. Questa dinamica si riflette nel mondo del lavoro, richiamando movimenti come il #MeToo, dove le donne, unendosi, hanno potuto denunciare ingiustizie e ottenere cambiamenti concreti nei luoghi di lavoro.

Giungendo alle conclusioni di questa breve panoramica di The Handmaid’s Tale concludo dicendo che questa serie televisiva pluripremiata ci offre un ritratto distopico di ciò che accade quando i diritti delle donne vengono cancellati, servendo, al contempo, da monito sulla necessità di proteggere le conquiste fatte senza darle mai per scontate. Nell'attuale contesto sociale occorre tenere a mente che il lavoro è molto più che un mezzo di sostentamento: è una forma di emancipazione, un diritto fondamentale che non deve mai essere negato. Questa serie ci invita a riflettere su quanto sia importante continuare a lottare per un mondo del lavoro equo, sicuro e inclusivo, dove le donne possano essere libere di decidere, contribuire alle scelte sociali e prosperare senza paura di essere ridotte a ruoli subalterni.


Elisa Verra

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