La relazione di aiuto: di cosa si tratta, come si creano, di quali elementi necessitano?
- Raffaella De Vincentiis
- 18 apr 2024
- Tempo di lettura: 2 min

La relazione di aiuto è quel tipo di relazione che vede due persone coinvolte: una in una condizione di disagio e/o di sofferenza, l’altra che fornisce un aiuto. Gli strumenti necessari per instaurare una relazione sono prima di tutto l’ascolto, che deve essere attivo, ascoltare è sospensione della nostra attività e dei nostri pensieri per far posto all’accoglienza piena dell’altro. L’ascolto è dunque il primo passo dentro la relazione, è già un servizio che offriamo alla persona che ci sta di fronte essa si sente accolta, ricevuta, compresa, non giudicata, ma aiutata a esprimere i propri pensieri e sentimenti, a essere quindi pienamente se stessa. Si dice se parlare è d’argento ascoltare allora è oro. Tutti abbiamo sperimentato nella nostra vita il bisogno profondo di essere ascoltati: spesso ci è stato risposto con giudizi e consigli, ben più raramente abbiamo provato la gioia di essere veramente ascoltati e capiti sino in fondo.
Un altro elemento cardine della relazione di aiuto è rappresentato dalla comunicazione, strumento base del comportamento umano, l’efficacia della relazione dipende da come comunichiamo. Comunicare richiede attenzione a sé e all’altro, evitando barriere che ostacolano la relazione come dare giudizi, banalizzare e semplificare. Ogni persona quando comunica lo fa su un piano di contenuto, quello verbale, e su un piano di relazione, quello non verbale. Sul piano verbale attraverso codici condivisi per esempio, come la lingua sul canale non verbale attraverso posture, atteggiamenti, tono della voce e gesti.
Un terzo elemento imprescindibile è l’empatia, un’abilità sociale che permette di comprendere non solo ciò che l’altro sta dicendo, ma anche il suo significato più profondo. La gestione degli stati emotivi richiede che il professionista della relazione sia in contatto con sé, con le sue emozioni e pensieri. L’incontro con l’altro infatti smuove componenti personali ed intime che, solo se opportunamente gestite, divengono risorsa e strumento di lavoro per il professionista. Occorre dunque sapersi identificare, calarsi dentro la situazione dell’altro, percorrendo «con i suoi sandali almeno un miglio», come dice un antico proverbio cinese, ma nello stesso tempo restandone fuori, per non esserne travolto al punto da non riuscire più a essere di aiuto.
Raffaella De Vincentiis
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